Seleziona una pagina

L’inchino, in giapponese お辞儀(O-jigi) è il metodo tradizionale per salutare, portare rispetto, scusarsi, dimostrare umiltà e indicare comprensione ed accettazione.

Questa particolare usanza, piuttosto comune in diverse società, probabilmente deriva dal comportamento animale di dimostrare sottomissione, abbassando il capo, al fine di evitare scontri con avversari più forti. In ogni sorta di evento, è diventata una “forma istituzionalizzata di etichetta”, nelle società ad orientamento religioso dove tale pratica era considerata consona in presenza di una divinità e dei loro rappresentati terreni.

Come con tanti altri tratti comportamentali, i giapponesi hanno assunto la pratica dell’inchino, estremizzandola e sviluppandola in un vera e propria arte, rendendola l’unico atto accettabile in molte situazioni sociali differenti.

Durante il periodo feudale, mancare un inchino al momento previsto o farlo impropriamente, nei confronti di un samurai o di un dignitario, poteva tramutarsi in un immediata condanna a morte, talvolta effettuata sul posto.

Storicamente, il “training” ad inchinarsi cominciava prima che i bambini imparassero a camminare: le madri spingevano ripetutamente la testa e il tronco dei loro figli verso il basso, durante le numerose occasioni giornaliere dove l’inchino era il protocollo corretto.

Per i bambini in età scolare, l’inchino era automatico, quasi istintivo. Il sistema educativo e il processo di maturazione dell’appropriato “atto dell’inchino”, sono ormai parte integrante della personalità e del carattere stesso dei giapponesi.

Possiamo classificare l’inchino in tre gradi:

  • Inchino lieve
  • Inchino medio (o formale)
  • Inchino profondo

L’ultimo dei tre, è definito il Saikeirei, la più solenne forma di saluto, usata comunemente durante il periodo feudale.

Dopo la caduta dell’ultimo Shogun, tale saluto veniva usato solamente verso l’Imperatore, ma a seguito della democratizzazione del Giappone, dopo gli eventi della seconda guerra mondiale, l’Imperatore rinunciò alla sua divinità e l’uso del saikeirei, gradualmente andò in declino.

Salvo che per i tradizionalisti (di solito i più anziani), l’Imperatore è oggi trattato come un qualsiasi dignitario, dalla maggior parte dei giapponesi. Quando lo si incontra, un inchino medio è considerato del tutto corretto.

Quando si attua l’inchino formale (o “medio”), le braccia sono estese verso il basso e le mani appoggiate sulle gambe, sopra le ginocchia. Il busto è piegato in avanti formando un angolo di circa 45°. Più tempo si rimane in posizione di inchino e più lo stesso acquisisce importanza.

In situazioni normali si mantiene la posizione per circa 2/3 secondi. In termini generali, l’inchino formale è utilizzato quando incontrano dignitari o i propri superiori (in ambito lavorativo) o persone a cui si vuole porgere un certo grado di rispetto e per esprimere forti sentimenti di umiltà, tristezza o per scusarsi.

Per l’inchino lieve, il più usato oggigiorno, il grado di piegamento non supera i 20° e il mantenimento della posizione è di circa un secondo, le mani dovrebbero essere appoggiate ai fianchi, ma in certe situazioni ciò è impraticabile, ad esempio se si trasporta qualcosa.

Se ci si trova in una situazione, ad esempio sul lavoro, dove è possibile incontrare i superiori più volte durante la giornata, è buona prassi salutarli al primo incontro con un inchino medio, e le volte successive con l’inchino lieve.

L’inchino: una tradizione che si sta lentamente perdendo…

L’influenza che l’inchino ha sulla società è talmente forte che anche gli stranieri che lavorano qui dopo poco tempo cominciano a inchinarsi verso chiunque! A me capita addirittura di farlo mentre parlo al telefono!

Oggi, i bambini sono tenuti ad inchinarsi a scuola ed in altre numerose attività sociali, ma tale pratica non è instillata nei loro riflessi o psiche come nel passato. Ai giovani che sono entrati nel mondo del lavoro dopo gli anni ’80, veniva insegnato dall’azienda stessa, come inchinarsi propriamente verso la clientela.

Quando si entra in un super market o in department store, gli addetti ai lavori non si aspettano un “ricambio” al loro inchino ma io rispondo sempre anche solo con un piccolo cenno della testa.

Si tenga a mente che inchini profondi sono riservati in situazioni particolari, quando vogliamo dimostrare forti apprezzamenti, rispetto, umiltà o tristezza. Gli anziani, specialmente quando si rincontrano dopo molto tempo si inchinano profondamente a vicenda, anche per lungo tempo, esprimendo forti emozioni, l’equivalente per noi occidentali di un forte abbraccio.

E’ comune ancora oggi, in molte aziende giapponesi, che i dirigenti o i capi reparto tengano dei brevi discorsi a favore del personale. A fine discorso tutti effettuano il cho-rei, l’inchino del mattino.

Vuoi conoscere gli ultimi articoli di Dreaming Japan non appena pubblicati? Seguici su Facebook, Instagram e Pinterest.

Pubblicità